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Alla metà del Cinquecento, un gentiluomo napoletano dava per la prima volta alle stampe un libro sull'arte di ammaestrare il cavallo "per l'uso della guerra" e sui segreti per "emendarne i vitii". L'opera di Federico Grisone ebbe subito un enorme successo e fu ben presto emulata dai trattati di altri autori. Nasceva così un vero e proprio genere letterario, quello del trattato equestre, la cui tradizione, è giunta sino ai nostri giorni. Non è un caso che quell'opera fosse stampata in Italia, visto che, tra XV e XVI secolo, qui venne elaborata una nuova cultura di corte in cui l'equitazione aveva un ruolo fondamentale. All'epoca, i cavallerizzi italiani erano contesi dalle corti di tutta Europa e i rampolli dell'aristocrazia continentale valicavano le Alpi per perfezionarsi nell'arte di cavalcare presso celebri maestri. Seguendo il filo rosso della trattatistica equestre, questo libro ripercorre la storia dell'equitazione italiana ed europea, raccontandone le ricche implicazioni culturali, l'evoluzione delle tecniche e i numerosi intrecci con i grandi avvenimenti della storia. Una vicenda costellata di personaggi circondati da un'aura di leggendaria abilità, di dispute tra scuole contrapposte e di imprese memorabili. Una storia che dal Cinquecento si dipana sino agli inizi del XX secolo, quando di nuovo un italiano, Federico Caprilli, rivoluzionò l'equitazione mondiale, ideando la tecnica di salto degli ostacoli tutt'oggi in uso.